Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVI – 26 ottobre 2019.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Le discinesie indotte da L-Dopa nella malattia di Parkinson modificano il connettoma cerebrale. Uno studio della connettomica dell’encefalo, che ha posto a confronto 21 pazienti affetti da malattia di Parkinson con discinesia da L-Dopa, 21 pazienti affetti da malattia di Parkinson ma privi di sintomatologia discinetica e 25 soggetti sani fungenti da controllo, ha evidenziato un’organizzazione topologica eccessivamente ottimizzata del connettoma strutturale dei pazienti con discinesia. Inoltre, ha dimostrato la stretta associazione fra il sintomo causato dalla L-Dopa e un eccessivo rinforzo funzionale delle connessioni strutturali nodali tra gangli della base e strutture talamocorticali. [Cfr. Wang L., et al., Parkinsonism Relat Disord. 67: 36-41, 2019].

 

Il trattamento della schizofrenia mediante probiotici: stato dell’arte. Il legame esistente fra flora batterica intestinale e fisiologia cerebrale, al quale abbiamo dedicato recensioni di studi e aggiornamenti, ha indotto vari gruppi di ricerca a studiare le vie di rapporto indiretto nelle due direzioni, fra cervello e intestino, attraverso la modulazione della funzione immunitaria e l’influenza sul livello dei neurotrasmettitori delle reti cerebrali. Grover e colleghi di Chandigarth (India), mediante una rassegna di tutti i maggiori studi che hanno indagato la possibilità di migliorare la sintomatologia psicotica attraverso l’impiego di probiotici ed altri mezzi basati su questo razionale terapeutico, hanno fatto il punto delle conoscenze, sottolineando la necessità di proseguire negli studi per poter trovare strategie veramente efficaci nella realtà clinica. [Cfr. J Pharm Bioallied Sci 11 (4):321-327, Oct-Dec, 2019].

 

Persistenza dell’Arteria Trigeminale: uno studio ha accertato una notevole frequenza. L’Arteria Trigeminale Persistente (ATP) è il più comune residuo della circolazione primitiva che pone in comunicazione la carotide in corso di sviluppo con la giunzione vertebro-basilare. Sebbene scoperte in genere accidentalmente, tali vasi sono causa di un’alterata emodinamica che può condurre ad un aumentato rischio di sviluppo di aneurismi, malformazioni vascolari e ictus. Tyagi e colleghi del Dipartimento di Neurochirurgia dell’Istituto Nazionale di Salute Mentale e Neuroscienze di Bangalore (India) hanno rilevato 33 casi di ATP in pazienti di età media 42.45 e in 5 di questi Casi era presente neuralgia trigeminale. La descrizione morfologica dettagliata presente nello studio e i rischi connessi possono essere di notevole interesse per i neurochirurghi, stante l’attuale sottovalutazione della percentuale di presenza nella popolazione generale. [Cfr. World Neurosurg. AOP – doi: 10.1016/j.wneu.2019.10.025, 2019].

 

Individuato un possibile meccanismo negli sport di collisione che trasforma un danno cerebrale in una encefalopatia traumatica cronica. Vanltallie del Columbia University College of Physicians & Surgeons di New York riporta la scoperta da parte di Albayram e colleghi della produzione da parte dei neuroni, indotta da trauma cerebrale, del composto tossico cis P-tau, un isomero anomalo e distruttivo della forma trans fisiologica. Secondo Albayran e collaboratori il composto cis P-tau produce encefalopatia traumatica cronica mediante un processo da loro battezzato “cistauosis”. Anticorpi monoclonali diretti contro cis P-tau possono bloccare la patogenesi, prevenendo la degenerazione della tau, l’atrofia cerebrale e l’encefalopatia in modelli murini. Sulla base di altri studi, Vanltallie afferma che cis P-tau sembra partecipare alle sequele a breve e lungo termine dei traumi cerebrali, pertanto la sua neutralizzazione mediante cis-anticorpi potrebbe essere risolutiva in chiave terapeutica. [Cfr. Metabolism 100S: 153943, Nov. 2019].

 

Dio nel cervello: ritorna la suggestione del “God spot” tra gli ateisti militanti. Sono bastati alcuni casi di pazienti soggetti a crisi comiziali per riaccendere il dibattito sull’ipotesi dell’esistenza di un “God spot”, ossia una piccola area del lobo temporale, circoscritta e localizzabile in ogni cervello, la cui stimolazione dia origine alla sensazione di una presenza soprannaturale e a un’ideazione rivolta ad un Ente Supremo. Semplice effetto di una perturbazione bioelettrica, come quella indotta da varie forme di diatesi epilettica, il credo nell’esistenza di un’entità soprannaturale e la conseguente genesi del pensiero religioso sarebbero dovute all’attivazione di particolari gruppi neuronici presenti in ogni cervello umano, con soglie individuali diverse di attivazione ma con la costante proprietà di generare uno stato mentale propenso a credere nell’esistenza di Dio. Lo spunto della registrazione di nuovi casi di persone portatrici di un neurofenotipo epilettogeno e frequenti all’esperienza di stati mistici, ha indotto alcuni ricercatori atei a rilanciare l’idea secondo cui ogni credo in una dimensione trascendente sia conseguenza di una proprietà neurobiologica intrinseca del nostro cervello, consistente nell’attivazione di una rete ad influenza affettivo-emotiva sulla cognizione da parte di un ipotetico “God spot” attivato da onde elettriche anomale.

La tesi è stata sostenuta per primo da Michael Persinger della Laurentian University, che la desunse dagli esperimenti condotti dal suo gruppo di ricerca mediante l’impiego di un casco in grado di trasmettere al cervello di volontari onde stimolatrici concentrate sull’area corrispondente all’ipotetico punto di innesco. All’erogatore dello stimolo focalizzato fu dato il nome suggestivo di God helmet e, all’epoca della sua introduzione, vi fu una grande risonanza mediatica per questo casco di un vistoso colore giallo, quale concreto oggetto metonimico della tesi: il divino nella mente non è altro che questo.

La discussione sviluppata questa settimana in seno alla nostra società scientifica ha considerato i risultati della ricerca che hanno confutato tale tesi. In particolare, dopo aver ricordato che le interpretazioni di Persinger non sono diretta e univoca conseguenza dei suoi risultati sperimentali, sono stati citati studi successivi che hanno avuto esiti del tutto diversi.

Infatti, come aveva osservato il nostro presidente già al tempo della prima pubblicazione di quegli studi, il fatto che una sensazione, una facoltà o una funzione possano essere attivate da condizioni patologiche o evocate da stimoli sperimentali, non vuol dire che solo tali cause le possano produrre, ma solo che il cervello è predisposto a generarle. Lesioni ipotalamiche possono causare fame intensa, e lesioni dell’amigdala causano desiderio sessuale, ma non per questo diciamo che l’appetito per i cibi e il desiderio di accoppiarsi non siano altro che il prodotto di danni cerebrali. Si può dunque supporre che, come per le pulsioni alimentari ed erotiche esiste una fisiologia, debba esistere anche per gli stati mistici e spirituali un funzionamento naturale che non ha bisogno dell’epilessia o del “God helmet” per manifestarsi, e della quale si sa ancora poco in termini biologici. Si riporta da La Ricerca dello Spirito nel Cervello (vedi nella sezione “IN CORSO” del sito) un branetto che sintetizza la confutazione sperimentale delle tesi di Persinger e collaboratori: “Nonostante numerose critiche, la tesi e le interpretazioni di Persinger hanno goduto di un notevole credito fino al 2005, quando un gruppo di ricercatori svedesi ha condotto uno studio di verifica provando a ripetere i risultati ottenuti con il “God helmet”. Il rigore e l’impegno del team scandinavo hanno consentito l’allestimento di procedure ottimali, ma gli esperimenti non hanno riprodotto i risultati canadesi, che pertanto non sono stati confermati”.

La ricerca condotta negli anni seguenti, soprattutto analizzando la fisiologia encefalica di buddisti in meditazione e suore immerse in esperienze mistiche, ha documentato un’attività cerebrale estesa e complessa, che confuta definitivamente l’ipotesi di un unico centro localizzato nel lobo temporale.

 

Notule

BM&L-26 ottobre 2019

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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